Mi chiamo Seydou Kienou, Griot originario del Burkina Faso e maestro di djembè. La mia storia e quella del tamburo si intrecciano con quella di Djembekan, personaggio immaginario ma profondamente reale nello spirito: un virtuoso del djembè, simbolo vivente dell’eredità dei grandi maestri della percussione dell’Africa occidentale.
Il suo nome significa “la voce del tamburo” nelle lingue dei popoli Bobo e Bamanankan. In esso si incontrano tradizione e innovazione, passato e presente, suono e spirito.
Le radici dei Griot
Djembekan nasce idealmente all’interno di una famiglia di Griot.
I Griot, da secoli, sono i custodi della memoria orale e musicale dell’Africa. Sono cantori, narratori, musicisti e mediatori sociali. Raccontano le storie dei popoli, mantengono viva la genealogia delle famiglie, trasmettono la saggezza e le lezioni degli antenati. Ogni loro parola e ogni loro suono portano con sé un pezzo di storia collettiva.
In questo contesto, Djembekan cresce circondato dalle melodie ancestrali del Burkina Faso e del Mali, immerso nei canti cerimoniali, nei battiti dei doundoun, e nel suono vibrante del djembè. Presto il tamburo diventa la sua voce, la sua identità, il suo destino.
Formazione e stile
La sua maestria non nasce solo dallo studio, ma dall’ascolto profondo della vita:
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le storie tramandate attorno al fuoco,
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le celebrazioni collettive,
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le parole dei maestri che lo guidano.
Per lui il tamburo non è soltanto uno strumento musicale: è un’estensione del cuore, un mezzo per dare forma alle emozioni, per creare legami, per guarire.
Un simbolo di comunità
Djembekan non è soltanto un musicista. È un ponte tra le persone.
Attraverso concerti, residenze artistiche e workshop, promuove incontro, accoglienza e condivisione. Nei suoi eventi il pubblico non è mai spettatore passivo: tutti partecipano, danzano, sorridono, si riconnettono.
Il ritmo diventa così un linguaggio universale, capace di abbattere i confini, di creare spazi di pace e di fratellanza.
Il messaggio che vibra
Come nella mia storia personale, in cui il djembè ha rappresentato salvezza, voce e rinascita, anche Djembekan incarna il potere trasformativo della musica.
Il suo tamburo è:
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memoria che richiama le radici,
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voce che aggrega i popoli,
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strumento di pace che cura e nutre.
Le vibrazioni del djembè, come quelle del cuore, non conoscono confini. Uniscono. Guariscono. Donano vita.